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La parola “ciao” compie 200 anni. Storia del saluto più conosciuto del mondo.

Oggi cominciamo un nuovo anno insieme e lo facciamo raccontando la storia di una delle parole italiane più famose del mondo: ciao.
Da dove viene questo saluto? Quando si è diffuso in Italia?
Scopriamolo insieme.
ciao




LE ORIGINI
Quest’anno ciao compie 200 anni. É la parola italiana più celebre dopo pizza.
Qual è la sua origine? Sembra che ciao derivi dal latino sclavum (schiavo), variante di slavum quando a essere ridotte in schiavitù erano le genti di provenienza slava. A partire dal Quattrocento si introduce l’abitudine di salutare qualcuno dichiarandosi suo schiavo, mettendosi simbolicamente a disposizione dell’altro come uno schiavo si esprimeva profondo rispetto, da qui la parola ciao che origina dal termine veneziano s’ciavo con cui si intendeva dire appunto “sono schiavo vostro”. É a partire dall’Ottocento però che si diffuse come saluto informale dapprima in Lombardia, dove il termine s’ciavovenne alterato assumendo la forma ciao ed è proprio questa variante che si propagherà in tutta la Penisola.
LA DIFFUSIONE IN ITALIA
Ma perché ciao compie 200 anni? Perché risale a due secoli fa la sua prima attestazione scritta. Infatti nel 1818 Francesco Benedetti, tragediografo di Cortona, in una lettera parla del modo gentile in cui viene trattato dai milanesi e da una signora con cui si reca alla Scala: «Questi buoni Milanesi cominciano a dirmi: Ciau Benedettin».  Sempre di quello stesso anno è un’epistola di Giovanna Maffei, contessa veronese, che porge a suo marito i saluti del figlio ancora piccolo: «Peppi à appreso a dire il tuo nome, e mi disse di dir ciao a Moti». L’anno successivo, nel 1819, Lady Sidney Morgan, scrittrice inglese, descrive il modo in cui alcuni spettatori presenti presso la Scala si salutano con un «cordial ciavo».
LA DIFFUSIONE ALL’ESTERO
Nel 1959 Domenico Modugno vinse a Sanremo con Johnny Dorelli cantando Piove. In realtà quella canzone resterà nella memoria per il ritornello: «Ciao ciao bambina», che presto si diffonderà all’estero nella trascrizione inglese «Chiow Chiow Bambeena», in quella tedesca «Tschau Tschau Bambina», in quella spagnola «Chao chao bambina». Dalida la cantò nella versione francese. Il linguista Nicola De Blasi (nel libro «Ciao», pubblicato dal Mulino) sostiene che la canzone di Modugno e di Dino Verde rappresentò la svolta decisiva nella fortuna internazionale della parola ciao, la forma di saluto più familiare che si conosca non solo in Italia. In realtà, segnala De Blasi, il termine era già noto oltre i confini nazionali: in un romanzo francese di Paul Bourget del 1893, un personaggio diceva in italiano «Ciaò, simpaticone» e nei primi del Novecento veniva suonato un valzer intitolato «Ciao». Il saluto filtrò ben presto nei film neorealisti e nelle commedie all’italiana nel momento in cui il nostro cinema aveva un successo mondiale.
La parola si è diffusa per il mondo a seguito delle migrazioni degli italiani, ed è entrata come saluto informale anche nel lessico di numerose altre lingue, quasi sempre unicamente per il commiato.
DAL CINEMA AI GIORNALI
Nel film di Monicelli I soliti ignoti, del 1958, Gassman saluta l’amico Capannelle ricoverato in ospedale con le parole «Addio, ciao, bello». Insomma, il nostro ciao si diffonde nel mondo sulle ali del boom economico come «icona quasi fonosimbolica» e del diffondersi del «tu» nei rapporti personali. Tant’è che nel 1967, l’anno tragico per Sanremo in cui Tenco presenta Ciao amore ciao, la Piaggio decide di battezzare «Ciao» un suo motorino che con lo slogan pubblicitario «Bella chi ciao» punta sul pubblico giovanile. E ai lettori giovani, l’anno dopo, si rivolge anche il settimanale illustrato «Ciao 2001», mentre a grandi e bambini viene proposta la crema al cioccolato «Ciaocrem».
NELLE CANZONI
Il ’68 è l’anno in cui sempre a Sanremo Luis Armstrong duetta con Lara Saint Paul cantando Ciaostasera son qui. L’irresistibile ascesa di ciao giunge all’apoteosi nel 1990 con la mascotte eponima dei Mondiali di calcio. E attualmente, dopo pizza,  ciao è la parola italiana più pronunciata nel mondo fino a  ciao ragaciao nehciaone. «Questa mattina mi son svegliato, oh bella ciao, bella ciao, bella ciao ciao ciao»: va detto che il canto intonato dai partigiani, che si sarebbe imposto molto dopo come inno politico di resistenza e di liberazione, fu lanciato grazie anche a iniziative commerciali prestigiose come il disco di canti popolari italiani interpretati da Yves Montand. Il più celebre etnomusicologo, Roberto Leydi, dimostrò che Bella ciao è radicata nella tradizione popolare perché risale a un canto piemontese dell’Ottocento dove però manca la parola ciao, che invece compare in un canto delle mondine anni Quaranta.
Tratto dalle seguenti fonti: 
https://www.corriere.it/cronache/18_giugno_24/ciao-compie-solo-200-anni-parola-italiana-piu-celebre-pizza-ecd8e05a-7720-11e8-b055-7e55445aba73.shtml; https://it.wikipedia.org/wiki/Ciao

Ora provate a rispondere alle seguenti domande.
1- Qual è la parola italiana più pronunciata nel mondo?
2- Qual è l’origine e qual è il significato della parola ciao?
3- In quale regione italiana si diffuse inizialmente questa forma di saluto?
4- Era usato come saluto formale o informale?
5- Quale canzone  segnò il punto di svolta per la fama della parola ciao al di fuori dell’Italia?
6- Nelle altre lingue questo saluto è usato principalmente per salutarsi quando ci si incontra o quando ci si separa?
7- Utilizzi questo saluto nella tua lingua di origine?