Che siate in Giappone o in Nuova Zelanda, negli spartiti musicali la lingua ufficiale è l’italiano, notoriamente per quanto riguarda le indicazioni di tempo (andamento) come allegro, adagio, marcia, ecc. Il linguaggio di queste annotazioni e la sua origine però, non sono sempre chiari agli italiani, con l’eccezione di musicofili o musicisti.
Il termine tecnico appropriato è agogica, usato per la prima volta da uno scrittore latino del IV-V secolo d.C., Marziano Capella, e le indicazioni di tempo sono anche dette indicazioni agogiche.
La diffusione del melodramma, nato in Italia alla fine del ‘500, contribuì enormemente all'adozione dell’italiano come lingua franca della musica nelle corti europee.
Musicisti del calibro di Mozart usarono l’italiano per i testi delle loro composizioni, e solo nel ‘700 l’italiano perse terreno nel settore a favore di altre lingue.
Ma le indicazioni agogiche (insieme a molti altri termini tecnici) persistono ancora oggi, nonostante la loro apparente vaghezza. Cosa vuol dire, esattamente, eseguire un pezzo in modo “allegro ma non troppo”?
Abbiamo esaminato gli andamenti più diffusi negli spartiti, traducendoli col metronomo in battiti per minuto (bpm).
Il termine tecnico appropriato è agogica, usato per la prima volta da uno scrittore latino del IV-V secolo d.C., Marziano Capella, e le indicazioni di tempo sono anche dette indicazioni agogiche.
La diffusione del melodramma, nato in Italia alla fine del ‘500, contribuì enormemente all'adozione dell’italiano come lingua franca della musica nelle corti europee.
Musicisti del calibro di Mozart usarono l’italiano per i testi delle loro composizioni, e solo nel ‘700 l’italiano perse terreno nel settore a favore di altre lingue.
Ma le indicazioni agogiche (insieme a molti altri termini tecnici) persistono ancora oggi, nonostante la loro apparente vaghezza. Cosa vuol dire, esattamente, eseguire un pezzo in modo “allegro ma non troppo”?
Abbiamo esaminato gli andamenti più diffusi negli spartiti, traducendoli col metronomo in battiti per minuto (bpm).
Lento (o Largo)
Si tratta di un andamento solenne, tipicamente compreso tra i 40 e i 60 bpm.
Adagio
Tra gli andamenti lenti, l’adagio si colloca tra il lento e l’andante, con bpm compresi tra 66 e 76. Famosi quello in Sol minore di Tomaso Giovanni Albinoni e la Sonata al chiaro di luna di Beethoven (adagio sostenuto).
Andante
È caratterizzato da un numero di battute più elevato (76-108 bpm) e, come dice il nome, si colloca al limite tra i tempi lenti e quelli più veloci. Mozart ci ha lasciato il famosissimo andante Concerto per pianoforte e orchestra n. 21.
Marcia
Il nome stesso ci suggerisce l’idea musicale di questo andamento, che prevede 83-85 bpm, e che bene si adatta alle parate militari. Tra le più celebri, la Marcia di Radetzky di Johann Strauss padre e l’ineguagliabile marcia dell’Aida di Giuseppe Verdi.
Allegro
È un tempo decisamente collocato tra gli andamenti veloci, con bpm compresi tra 120 e 168. Tra gli allegri, la classica Ouverture del Guglielmo Tell di Rossini.
Presto
Dai 168 ai 208 bpm, l’andamento presto si adatta alle esecuzioni veloci, come il III movimento dell’Estate dalle Quattro Stagioni di Vivaldi, una rappresentazione dell’impetuoso tempo estivo.Oltre agli andamenti di base, una serie di suffissi determinano un’ulteriore precisazione per gli esecutori, come:
- -etto: diminutivo. Ad es. “allegretto”, meno veloce di allegro;
- -issimo: accrescitivo. Ad es. “lentissimo”, cioè molto lento o “prestissimo”, cioè molto presto;
- ma non troppo: limita l’esecutore a una parziale riduzione delle battute. L'”allegro ma non troppo” è quindi meno veloce dell’allegro;
- con brio: indica un maggior vigore da dare all'esecuzione. Un “allegro con brio” risulterà quindi leggermente più accentato di un allegro normale.
Tratto da: https://it.babbel.com/it/magazine/italiano-musica