“O Tite tute Tati tibi tanta tyranne tulisti” scriveva il poeta romano Quinto Ennio nei suoi Annales, inconscio di aver creato uno scioglilingua ante-litteram. Se nella Roma antica il passaggio venne tacciato come orrore linguistico, col tempo i giochi di parole divennero molti diffusi non solo tra la gente del popolo, che ne affermò la definitiva ascesa, ma anche tra pedagoghi e scuole di recitazione, che li utilizzavano come esercizio per lo sviluppo e lo scioglimento della muscolatura del viso.
La famiglia degli scioglilingua racchiude in sé una vasta tipologia di giochi ridicoli e senza senso fondati su costruzioni retoriche differenti. Insomma, c’è poco da dire: gli scioglilingua sono una cosa seria.
Prima di iniziare: è vero, siamo lontani, ma state certi che l’espressione che avete appena fatto leggendo “costruzioni retoriche” l’ho vista come se foste davanti a me. Ho rivisto la vostra vita scolastica ammorbata da interrogazioni su poesie, parafrasi e dal termine “enjambement” – che poi, alla fine, salvava sempre tutti. Per questo, per ogni figura mi limiterò a dare una breve, anzi brevissima, spiegazione for dummies.
Scioglilingua per assonanza e consonanza
Si tratta di una ripetizione di vocali (assonanza) o consonanti (consonanza) identiche al termine delle parole.
Sul tagliere gli agli taglia, non tagliare la tovaglia: la tovaglia non è aglio e tagliarla è un grave sbaglio.
“Il tagliere” è una filastrocca scritta da Renzo Pezzani, noto scrittore e poeta parmense di fine ottocento, che oltre a divertire i bambini aiutava a correggere i difetti di pronuncia inserendo la temuta “gl”. Simpatica, ma non troppo.
Scioglilingua per allitterazione
Una tra le tipologie più temute, consiste nella ripetizione di un suono o una serie di suoni, solitamente di non facile articolazione.
Al pozzo dei pazzi una pazza lavava le pezze. Andò un pazzo e buttò la pazza con tutte le pezze nel pozzo dei pazzi.
O ancora,
Trentatré trentini entrarono a Trento, tutti e trentatré di tratto in tratto trotterellando, ovvero, come deprimere terribilmente una persona dalla “r” moscia.
Scioglilingua per paronomasia
O più semplicemente, l’accostamento di due parole con suono simile o uguale ma di significato diverso.
Sopra la panca la capra campa; sotto la panca la capra crepa.
Probabilmente lo scioglilingua più noto e cruento ma, diciamocelo, in quel momento tutto viene in secondo piano – anche la povera capra: l’importante è terminare la frase.
Bisticcio
I bisticci, basati sullo stesso ragionamento della paronomasia, sono scioglilingua creati per far sì che vengano confuse delle lettere tra le parole dette di seguito, creando nella maggior parte dei casi frasi ridicole.
Andavo a Lione cogliendo cotone, tornavo correndo cotone cogliendo.
Queste costruzioni non valgono solo per quelli costruiti in lingua italiana, ma anche per le decine di scioglilingua presenti nei nostri dialetti, che costituiscono il vero patrimonio dei giochi di parole e ne compongono la tradizione.
Ora, se avete finito di insultarvi tra Lione e cotone, vi chiedo di rispondere a questa domanda:
Se l’arcivescovo di Costantinopoli si disarcivescoviscostantinopolizzasse, tu ti disarcivescoviscostantinopolizzeresti come si è disarcivescoviscostantinopolizzato l’arcivescovo di Costantinopoli?
Se l’arcivescovo di Costantinopoli si disarcivescoviscostantinopolizzasse, tu ti disarcivescoviscostantinopolizzeresti come si è disarcivescoviscostantinopolizzato l’arcivescovo di Costantinopoli?
Tratto da: https://it.babbel.com/it/magazine/scioglilingua-italiani