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Plinio il Vecchio: il grande letterato che morì nell'eruzione del Vesuvio

Andare incontro a una morte atroce per il bene della conoscenza. È il motivo per il quale Plinio il Vecchio è così noto ai più, sebbene con qualche inesattezza storica.

La storia di questo grande letterato è avventurosa ed entusiasmante, fino alla fine. Una morte, quella di Plinio il Vecchio, che ha come compartecipe un altro indiscutibile protagonista della nostra terra: il Vesuvio.



Un uomo impegnato

La vita di Plinio il Vecchio è stata piena di impegni politici. Fu un efficiente cavaliere al servizio della corte imperiale. Fu molto amico di Vespasiano e di Tito, conosciuto nel corso di campagne militari e al quale dedicò una delle sue opere più celebri: Naturalis Historia

Dopo una prima parte di vita molto impegnata in politica e in guerra, trascorse gli ultimi anni con l’incarico di capo di flotta navale di stanza a Capo Miseno, in Campania. Un lavoro piuttosto tranquillo, in un contesto privilegiato, che gli permise di dedicarsi alla sua passione principale: la letteratura. 

Il cratere del Vesuvio, il gigante che eruttó terribilmente il 79 d. C. In quella data, tra le tante vittime, morì anche Plinio il Vecchio, il protagonista della nostra storia



Una vita alla ricerca della conoscenza
Anche durante i suoi anni di maggior impegno, Plinio il Vecchio non smise mai di coltivare la sua passione per lo studio, interessandosi a numerosi aspetti della conoscenza. 

Produsse tantissime opere scritte, la maggior parte delle quali sono andate perdute. Ma attraverso le testimonianze di parenti e amici, possiamo ricostruire il suo carattere e la concezione altissima che egli aveva della cultura. 

Plinio il Giovane, suo nipote da lui adottato, in una lettera descrive la passione dello zio per la cultura. 

“Dopo un pasto, sempre molto semplice e leggero, secondo il costume dei nostri padri, per prendersi qualche momento di svago, si poneva sotto il sole leggendo un libro, prendendo appunti perché non ha mai letto nulla senza estrarre qualcosa, e diceva spesso che non esisteva un libro così brutto da cui non si potesse imparare”
Pierre-Henri de Valenciennes, Eruzione del Vesuvio del 79 d.C. Morte di Plinio il Vecchio, 1813 – Musée des Augustins, Tolosa


Plinio il Vecchio fu autore di biografie, di opere storiche sulle Guerre in Germania, trattati sul combattimento a cavallo, volumi sulla storia di Roma. Insomma, un’intelligenza infaticabile e sempre produttiva! 

La figura di Plinio il Vecchio è divenuto il prototipo dell’osservatore diretto, di chi basa la propria conoscenza sull’esperienza sul campo, sullo studio dei fenomeni. Ed è proprio questo uno dei motivi, secondo alcuni, che lo hanno condotto a una terribile morte. 

La tragica morte di Plinio il Vecchio
Plinio il Vecchio perse la vita in tragiche circostanze, durante i terribili giorni dell’eruzione del Vesuvio nel 79 d. C. che interessò in primis Pompei, ma anche Ercolano e Stabiae. 

È ancora una lettera del nipote Plinio il Giovane, indirizzata a Tacito, a descriverci nei dettagli le circostanze in cui il suo amato zio perse la vita. 

Il 24 agosto, mentre si trovava a Miseno, fu attratto da una gigantesca colonna di fumo che si innalzava dal vulcano. Attratto da questo curioso quanti spaventoso fenomeno, Plinio il Vecchio decise di avvicinarvisi per poterlo studiare meglio. 

Fu però avvertito del pericolo in cui incombevano alcuni suoi amici, possidenti di una villa nei pressi di Stabia. Cambiò i suoi piani, dunque, intento a salvare i suoi amici e con delle barche si avvicinò pericolosamente alla bocca del Vesuvio. 

La situazione che trovò al suo arrivo era davvero preoccupante e non lasciava presagire nulla di buono. Fu in questo contesto che Plinio il Vecchio perse la vita, così come descritto dalle parole del nipote.

Angelica Kauffmann, Plinio il Vecchio a Miseno con sua sorella e suo nipote durante l’eruzione vesuviana del 79 d.C. , XVIII sec.


“Altrove era già giorno, là invece era una notte più nera e più fitta di qualsiasi notte, quantunque fosse mitigata da numerose fiaccole e da luci di varia provenienza. Si trovò conveniente di recarsi sulla spiaggia ed osservare da vicino se fosse già possibile tentare il viaggio per mare; ma esso perdurava ancora sconvolto ed intransitabile. 
Colà, sdraiato su di un panno steso per terra, chiese a due riprese dell’acqua fresca e ne bevve. Poi delle fiamme ed un odore di zolfo che preannunciava le fiamme spingono gli altri in fuga e lo ridestano.
Sorreggendosi su due semplici schiavi riuscì a rimettersi in piedi, ma subito stramazzò: da quanto io posso arguire, l’atmosfera troppo pregna di ceneri gli soffocò la respirazione e gli otturò la gola, che era per costituzione malaticcia, gonfia e spesso infiammata.
Quando riapparve la luce del sole (era il terzo giorno da quello che aveva visto per ultimo) il suo cadavere fu trovato intatto, illeso e rivestito degli stessi abiti che aveva indossati: la maniera con cui il suo corpo si presentava faceva più pensare ad uno che dormisse che non ad un morto”

Plinio il Vecchio non è certo noto solamente per la sua tragica morte. É uno dei personaggi più noti e rispettabili della cultura classica, la cui figura tutt’oggi ispira grande fascino e ammirazione.

 

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