In Italia, negli ultimi anni, si è assistito a una vera e propria riscoperta di questo prodotto e tante sono le storie e le curiosità da raccontare.
È il caso dello Sciacchetrà, prodotto unicamente nelle Cinque Terre e decantato da scrittori e poeti come Boccaccio, Petrarca e Gabriele D’Annunzio. I suoi vitigni sono coltivati alla “greca”, ovvero sono bassi, e la raccolta avviene stando in ginocchio. In più, alcuni sono raggiungibili solo grazie a un trenino a cremagliera, con rotaie dentate che riescono ad affrontare le pendenze. Un altro vino dolce è il Recioto della Valpolicella, in Veneto, un vino antico il cui nome deriva dal termine dialettale recia, “orecchia”, perché per produrlo si usano le “orecchie” del grappolo, ovvero le parti più esterne, dove gli acini sono più maturi.
A questo vino è legata una leggenda: un produttore, dopo aver messo a fermentare il Recioto in una botte, se ne dimenticò. Quando arrivò la primavera, il vino, che nel frattempo aveva continuato a fermentare, da dolce era diventato amaro: era nato l’Amarone, un altro vino tipico della Valpolicella.
Come detto, oggi i vini dolci stanno vivendo una nuova primavera.
Anche i grandi chef li hanno riscoperti e creano nuovi abbinamenti. Un esempio? Vino dolce e gelato. Che si tratti di gelato alla crema, alla frutta o sorbetto, l’importante è che non sia troppo freddo, al contrario del vino, che deve avere invece una temperatura almeno di un paio di gradi più bassa. Ideali in questo caso sono i vini bianchi come il Passito o il Moscato. Non può mancare il classico abbinamento con il cioccolato, soprattutto quello amaro, che si sposa alla perfezione con i vini un po’ più liquorosi come il Marsala. Con le crostate si abbina il Recioto veronese, mentre con la piccola pasticceria non dovrebbe mancare un bicchiere di Vin Santo. Insomma, qualsiasi tipo di dessert abbiate intenzione di servire, troverete l’abbinamento giusto: dal Picolit del Veneto al Verduzzo delle Marche, passando per il Passito di Pantelleria, il Marsala siciliano o il Moscato che unisce un po’ tutta Italia. Ne abbiamo scelti alcuni e li abbiamo messi sotto la lente di ingrandimento: da dove provengono, con quali uve sono prodotti, che caratteristiche hanno, come si abbinano, quali curiosità li contraddistinguono?
Scopritelo.
Passito di Pantelleria
Zona di provenienza:
isola di Pantelleria, Sicilia.
Caratteristiche: prodotto
con uva Zibibbo raccolta in
due vendemmie. La prima
serve per l’appassimento, la
seconda per ricavare il mosto
da aggiungere all’uva appassita.
Nome: il termine passito si
riferisce a tutti i vini prodotti
con uve che hanno subito un
appassimento, stese o appese.
L’appassimento dipende dal
tipo di uva, ma solitamente
dura da uno a cinque mesi.
Abbinamento: con i dolci
siciliani, come cannoli, cassata
e pasta di mandorle. Senza dimenticare
il cioccolato.
Curiosità: i vigneti da cui si
ricava il Passito di Pantelleria
sono formati dalle caratteristiche
viti ad alberello, iscritte
nel 2015 dall’Unesco nella lista
dei Patrimoni dell’umanità. La
produzione del Passito a Pantelleria
risale a più di 2.000
anni fa. Già nel 200 a.C. il generale
cartaginese Magone
descriveva la produzione vinicola
di questa isola.
Picolit
Zona di provenienza:
Friuli.
Caratteristiche: il Picolit
è un vitigno autoctono del
Friuli, coltivato solo in zone
particolari, quella del Collio
Goriziano e quella dei Colli
Orientali del Friuli.
Nome: l’origine è incerta, ma
potrebbe fare riferimento alla
vite che produce acini e grappoli
in piccola quantità.
Abbinamento: con frutti di
mare, ostriche, formaggi saporiti
o piccanti, fois-gras. Ottimo
anche con il cioccolato
e la piccola pasticceria secca.
Curiosità: la fama di questo
vino si deve al conte Fabio
Asquini, che nel 1758 iniziò a
promuoverlo in tutto l’Impero
asburgico, creando una bottiglia
ad hoc. Il Picolit può quindi
essere considerato il primo
vino imbottigliato e venduto
in Europa, dove riscosse grande
successo. Fu apprezzato
anche dal grande musicista
Beethoven, che nel suo diario
personale, il 5 novembre
1823, scrisse che nei giorni in
cui si trovava a Vienna beveva
il Picolit friulano abbinato alle
ostriche di Trieste.
Verdicchio
Zona di provenienza:
Marche.
Caratteristiche: il Verdicchio
viene prodotto dalle uve
omonime e autoctone del territorio
delle Marche, in particolare
delle province di Macerata
e Ancona. Esiste anche
il Verdicchio secco, mentre
quello dolce è un vino passito.
Nome: il nome deriva dal colore
degli acini, che tendono
al verde.
Abbinamento: con pasticceria
secca, torte di mele, Stollen
o crostate con marmellate di
agrumi.
Curiosità: il Verdicchio è
un vino da Nobel. Nel 2016
il “Verdicchio dei Castelli di
Jesi DOC Passito Tordiruta”,
prodotto da Terre Cortesi
Moncaro, è stato infatti scelto
per brindare durante la cena di
gala del Premio Nobel. Non è
semplice finire sulle tavole di
scienziati e reali. Il ballottaggio
inizia a settembre, quando
tre diverse proposte di vino
vengono passate al vaglio
degli chef. Una volta scelto, il
vino, così come il menu, rimane
segreto fino alla sera della
cena.
Vin Santo
Zona di provenienza: Toscana.
Caratteristiche: il Vin Santo toscano
viene prodotto con vitigni Trebbiano e
Malvasia bianca. In passato la fermentazione
avveniva nei caratelli di castagno,
mentre oggi si usano quelli in quercia, legno
più adatto alla fermentazione del vino.
Nome: l’origine più quotata è quella riportata
nel Libro del Vin Santo di Giacomo
Tachis (1987), dove si racconta che nel
1439, durante il Concilio ecumenico tenutosi
a Firenze, il cardinale Bessarione,
assaggiando il vino, esclamò: “Questo vino
è xantós”, riferendosi probabilmente a un
famoso vino greco. I presenti confusero
però la parola greca xantós, che significa
“giallo paglierino”, con santo.
Abbinamento: cantuccini, ricciarelli
senesi, castagnaccio o crostate. È ideale
anche con salumi e formaggi stagionati
ed erborinati.
Curiosità: i vini dolci hanno origine in
Grecia, da dove i mercanti veneziani li importavano
nel tardo Medioevo. Non tutti
potevano permetterseli e si iniziò così a
produrli in Veneto. Anche se il Vin Santo è
uno dei prodotti tipici della Toscana, le sue
origini sono infatti proprio venete.
Tratto da: Adesso Magazine